Sposebambine, la violazione del diritto alla vita

24.05.2013 10:53

GIORDANIA, 23 MAGGIO 2013 - “Il sonno della ragione genera mostri” fu un espressione dell'artista Goya facilmente adattabile alla realtà di oggi, a quel mostro di realtà che deturpa un'infanzia prima ancora che questa abbia inizio, la sradica via e la getta in pasto ad una vita troppo grande per le piccole forze di una bambina, di una“sposa bambina”

Piccole vite private del loro più importante diritto, ossia ildiritto alla vita, previsto anche da uno dei 54 articoli che compongono la convenzione dell' ONU. E' quanto accade alle “spose bambine”, costrette ad un matrimonio precoce, il quale contravviene alla citata convenzione, strappate via dalla loro famiglia, sradicate violentemente dal loro mondo ed incastrate in una realtà dura ed inammissibile, una realtà che la maggior parte delle volte le vede vittime di violenze, di abusi e talvolta, a causa delle gravidanze precoci, ne provoca anche la morte. L'Unicef riporta un dato agghiacciante: circa 70.000 bambine perdono la vita ogni anno a causa di queste gravidanze.

El Paìs ci porta in Giordania, dove la vita dei rifugiati siriani che fuggono dal conflitto non è facile e talvolta la disperazione porta a speranze che si rivelano mostruose realtà. Cosa può succedere quando ad una famiglia non resta nulla, neanche la propria terra sotto i piedi? Vendere la propria vita o quella delle figlie per cercare di sopravvivere alla miseria, nella speranza di salvare almeno la parte debole del nucleo familiare. Ma per le bambine questo non avviene, l'incubo della guerra è solo un frammento di una vita che va in pezzi, il presente è una mina che esplode sullo stesso destino e non lascia spazio a nulla.

Non sorride Reem, una ragazzina di 16 anni costretta a vendere la sua vita ad un saudita di 70 anni in cambio di denaro per la sua famiglia messa in ginocchio dalla guerra. A nulla sono valse le lacrime versate, i diritti urlati o il semplice fatto di essere solo una piccola ragazza alla quale viene strappato via il diritto di vivere. Reem ha fatto di tutto pur di liberarsi di quell'uomo, persino essere picchiata per non aver obbedito ad alcune richieste sessuali. Alla fine ci è riuscita, ma Reem è ora pretesa da un altro saudita di 47 anni che promette soldi alla sua famiglia. La guerra della Siria non è fatta solo di bombe, di missili che si schiantano su una terra che ha già dato via troppe vite, la guerra in Siria è una guerra a tutto tondo, una guerra contro la vita per la vita, una guerra di diritti violati, dimenticati, soffocati.

Rabih Bouallegue, blogger e giornalista, mi dà una testimonianza raccapricciante in merito alle bambine inMauritania, le quali vengono costrette a mangiare ed ingrassare in vista del matrimonio. E' la tecnica del “Gavage”. Il grasso è reputato una virtù, simbolo di nobiltà ed un proverbio delle donne della Mauritania getta le basi a questi atti drammatici: “Maggiore è lo spazio che una donna occupa sul tappeto, più grande è lo spazio che occupa nel cuore del suo innamorato”.

 

Eccolo, il mostro figlio del sonno della ragione, figlio della mente umana: è la vita privata del diritto d'esistere, è una bambina strappata dalle mani dell'infanzia e lasciata cadere nelle mani della morte.

Rossella Assanti